Questa storia non ha niente a che vedere con la fotografia, o forse è soltanto una storia fotografica diversa dal solito. Non si svolge dentro a qualche studio fotografico e nemmeno al fronte; non parla di personaggi famosi o di animali rari; non parla nemmeno di fotografie scattate; è invece la storia di un fazzoletto di terra riportato a nuova vita dopo anni di sfruttamento che lo avevano reso arido e privo di vita da parte di un fotografo e di sua moglie.
Siamo sul finire degli anni 90’ quando Sebastião Ribeiro Salgado Júnior – molto più noto come Sebastião Salgado – ritorna a Fazenda Bulcão, la fattoria di famiglia, per ritrovare serenità dopo la difficile preparazione del libro Migrations: Humanity in Transition. Ha abbandonato il Brasile negli anni 70, per fuggire dal regime dittatoriale e per iniziare la sua carriera da economista (il fotografo arriverà solo dopo alcuni anni) e i ricordi del suo paese sono fortemente legati alla fattoria dove è cresciuto; eppure quello che trova è solo un pallido ricordo di quello che aveva lasciato. Il consumo del suolo e l’abbattimento di alberi in favore di nuovi pascoli ha desertificato l’intera area non lasciando spazio alla natura.
E’ a partire da questo che Sebastião e sua moglie Lélia fondano Istituto Terra, un’organizzazione il cui unico scopo era quello di restaurare l’ambiente deturpato della fazenda di famiglia, basandosi su 3 principi fondamentali: riforestazione, istruzione e ricerca. Nell’arco degli anni più di 2 milioni e mezzo di piante autoctone sono state piantate, iniziando un percorso di ripopolazione, non solo vegetale ma indirettamente anche animale, con il ritorno di insetti, uccelli, rettili e mammiferi, riportando la fazenda al suo vecchio splendore e diventando Parco Nazionale.
Ed è sull’onda dell’effetto benefico di questo progetto che nel 2003 Salgado ritorna a fotografare. Questa volta lo fa in modo diverso: il soggetto non è più l’uomo e il suo essere, ma la natura e la sua bellezza. Viaggiando per l’intero pianeta, esplorando ecosistemi estremamente diversi, realizza Genesi, un’allegoria e un omaggio alla bellezza della natura, un richiamo e un monito per l’uomo.
Il rimboschimento è ormai pratica diffusa a livello globale: progetti simili (ma non altrettanto noti) sono stati avviati in Nepal, in Equador, in Camerun e in molti altri punti della terra. Anche in Italia, con più di 730 progetti di riforestazione urbana ed extraurbana, la sensibilità sulla tematica sta raggiungendo rilevanza, sia per l’impatto economico che sociale, oltre che alla fondamentale riduzione di CO2.
Se volete avere altre informazioni, vi consiglio di visitare sicuramente il sito www.istitutoterra.org; inoltre, le vicissitudini e molto di più sono egregiamente raccontati in Il sale della terra (2014), docu-film diretto da Wim Wenders (Il cielo sopra Berlino, The million dollar hotel, etc.) e Juliano Ribeiro Salgado (figlio del fotografo).